Questo non è panettone, è un campo di grano. Un campo di grano di Appennino, da anni curato e coltivato rotando le colture, per mantenerlo sano e vivo. Un campo di grano che sotto le piogge torrenziali di maggio ha saputo assorbire l’acqua e distribuirla senza distruzione. Un campo di grano che non risente degli equilibri geopolitici, delle guerre, delle speculazioni finanziarie, ma che contribuisce non far franare l’economia dei paesi di montagna.
Questo campo di grano è il nostro panettone. Un panettone fatto con una farina diversa dal solito, perchè non abbiamo mai amato l'idea di usarne una tecnica “da panettone”, estremamente raffinata e resa forte con enzimi aggiunti, poco viva e molto chimica. E soprattutto, senza storia.
Questo panettone, fatto di questa farina, solleva l’Appennino. Insieme a Stefano del Molino Pransani, come ogni anno siamo ripartiti dai campi, tra i monti di Sogliano al Rubicone. Abbiamo selezionato le sementi più adatte e gli agricoltori più capaci. Scelto i campi più fertili secondo le rotazioni e seminando dopo sovescio e strigliatura, con l’obiettivo di sia ottenere un grano forte, coltivato biologicamente, che preservare la salute dei terreni.